WELCOME TO THE POST-ANALOG CONDITION*

a cura di WAR

Mario De Renzi, Palazzo Federici, 1931, Roma

— 10 Jun, 2020 —
Progetti

- i protagonisti del mondo del design rintracciano nel passato un progetto attraverso cui guardare il presente -

Interno di Palazzo Federici in Una Giornata Particolare di Ettore Scola
Interno di Palazzo Federici in Una Giornata Particolare di Ettore Scola

WAR, acronimo di Warehouse of Architecture and Research, è uno studio fondato in un ex magazzino di Roma nel 2013 da Gabriele Corbo, Jacopo Costanzo e Valeria Guerrisi che si occupa di progettazione e ricerca con un’attitudine teorica che si intreccia a mostre e progetti editoriali.

«Palazzo Federici, giallo e mastodontico, ha saputo rispondere con una sorprendente capacità di adattamento al nuovo presente, emerso all’improvviso. Il progetto di edilizia convenzionata, a firma dell’architetto Mario De Renzi, era stato già capace di adeguare il proprio cinema teatro nomentano, consueto centro di intrattenimento del quale venivano dotate le nascenti architetture residenziali di regime, in un enorme supermercato della catena Carrefour, aperto ventiquattro ore su ventiquattro: dal fascio al carrello diremmo (parafrasando il sarcastico motto che venne utilizzato per descrivere le politiche imprenditoriali delle cooperative rosse, il cosiddetto falce e carrello). E ancora, la reclusione da Covid, ha generato nuovamente quei presupposti che giustificano ed esaltano numerosi aspetti comunitari del progetto di De Renzi, maestro del novecento romano, dell’architettura reale; protagonista, probabilmente, del più autentico tra i percorsi professionali in campo architettonico, dentro e fuori il perimetro dell’architettura di propaganda. Infine, inutile aggiungere qualcosa che non termini, necessariamente, con le riprese di Ettore Scola, la fotografia di Pasqualino De Santis e le musiche di Armando Trovajoli, con la Giornata Particolare di Sofia Loren e Marcello Mastroianni. Quando i toni seppia enfatizzarono gli interni e le penombre degli appartamenti Federici: dentro le case, le stoviglie come i libri, i quadretti appesi ai muri come i vetri degli infissi dal sapore decò, tutto venne sublimato da quelle umane vicende ancora attualissime — come si è dimostrata esserlo nel tempo, inconsapevolmente, l’architettura che le ospitava — e dalla fragilità di esistenze sconfitte eppur resilienti.»



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