WELCOME TO THE POST-ANALOG CONDITION*

a cura di Livia Satriano

Carlo Ramous, “Per il disegno della città nuova”, in Disegno Italiano, Redoff, 1979

— 10 May, 2020 —
Libri

- i protagonisti del mondo del design rintracciano nei libri degli spunti attraverso cui guardare il presente -

Livia Satriano è una visual researcher e copywriter, collaboratrice di Frank Studio e scrittrice. Nel 2017 ha fondato Libri Belli, un progetto che raccoglie i libri in base alle copertine e che ha visto un ciclo di talk dedicati alla Triennale di Milano. Ha scritto anche due libri di musica: No Wave e Gli Altri Ottanta.

«Disegno italiano è un libro sulla linea italiana nel design, composto da scritti e interventi di artisti, designer, critici (tra cui, per citarne alcuni, Ettore Sottsass, Bruno Munari, Alessandro Mendini, Achille Castiglioni). 

Il libro, come scrive uno dei due autori, non vuole essere un museo delle glorie, bensì "un repertorio di propositi per l'azione, per il domani". In un intervento di Carlo Ramous dal titolo Per il disegno della città nuova, si discute di presenza umana e della natura nelle città, di aggregazione e comunicazione all'interno delle strutture urbane. Tematiche oggi più che mai vive e dibattute. 

 

 […] Questo nostro momento confuso e certamente di transizione, senza slanci e senza coraggio, ci fa rimpiangere lo slancio, retorico senza dubbio ma vitale, di Majakovskij, quando con la spinta della rivoluzione immaginava di trasformare le piazze in tavolozze dalle quali tutti potessero attingere colori, argomenti, senso di vita. La tavolozza di Majakovskij è dentro di noi e preme per uscire, per trovare la giusta applicazione nella nostra città nonostante i tradimenti e i condizionamenti che dobbiamo subire. 

Il problema del vivere nella città, il suo arredo, il ridisegno di questo non sono irrisolvibili come non è impossibile il riscatto dell’immaginazione dell’uomo. Occorre solo una presa di coscienza, una volontà, in modo che questa presa di coscienza si applichi come un disegno prima mentale, poi operativo nelle nostre vie, nelle piazze, negli scorci così suggestivi, con semplicità ma con la ferma convinzione di rivolgerci al senso della nostra vita. […]

 

[…] Non è forse bella la nostra casa piena di fiori e perché non si tenta di portare l’interno della nostra casa nella strada o piazza di fronte, in modo che lo stesso amore sia sperimentato dentro le nostre case e fuori? Non si sarebbe raggiunta in questo modo un’organicità vitale? Poiché solo un paesaggio di macchine ferme o in movimento può, secondo alcuni, affermare il senso di vitalità di una città, io credo che questi alcuni non abbiano al loro interno nessuna tavolozza, che la morte delle piazze senza macchine, come loro dicono, sia in verità la morte già verificata di loro stessi. 

Non sembra forse che il continuo dibattito con la natura, in definitiva con lo stesso senso della vita, abbia preso una strada aberrante? È banalmente assurdo che gli uomini abbiano bisogno di soffrire una catastrofe naturale per accorgersi della natura, mentre essi stessi ne fanno parte e in molti casi non in maniera preminente. […] »


- Livia Satriano