- i protagonisti del mondo del design rintracciano nel passato un progetto attraverso cui guardare il presente -
BRH+ è uno studio di architettura, design e riflessione teorica fondato nel 2002 a Torino da Barbara Brondi e Marco Rainò, la cui pratica progettuale si coniuga alla ricerca e all’impegno critico. Il progetto IN Residence, da loro ideato e curato, è stato candidato all’assegnazione del premio Compasso d’Oro.
«Il nostro personale contributo al progetto speciale del Circolo del Design di Torino Welcome to the Post-Analog Condition* è da intendersi in una doppia chiave: un tributo ad un Maestro e un autobiografico riferimento ad un progetto che abbiamo avuto il privilegio di immaginare insieme a lui.
Leonardo Mosso è per noi una figura imprescindibile: la grammatica della sua progettualità e la vivacità della sua umanità sono – da più di vent’anni – un esempio e un’ispirazione.
Tra i primi, negli anni Sessanta e Settanta, a ragionare sui temi dell’ecologia e della programmazione non autoritaria, della cibernetica e dell’informatica, a immaginare formule democratiche utili alla progettazione di strutture progressivamente adattabili, combinabili e ricombinabili; la sua cifra esplorativa fondata sugli sconfinamenti e le interconnessioni disciplinari, utopica e visionaria, ha molto influenzato il nostro “modo”, la nostra convinzione di esprimerci senza limitazioni nell’incrociare e ibridare diversi campi di applicazione e interesse.
Originariamente concepita come una mostra-evento utile a presentare gli esiti di un dialogo inedito tra Leonardo Mosso e BRH+, Alfabeta esplora un processo di “multiple integrazioni” – grafico-architettoniche, ma anche analogico-digitali – tra il pensiero di Leonardo e il nostro, producendo lavori distinti che si integrano e completano come in staffetta, esiti di un lungo e intenso dialogo tra due generazioni di progettisti: il passato, più o meno recente, che si riverbera nel futuro, più o meno prossimo.
I lavori esposti per la prima volta nella mostra alla Noire Gallery di Torino (settembre-ottobre 2019), riguardano tre distinti sistemi-chiave di ideogrammi e di alfabeti a modulazione quadrata, presentati nelle versioni originali che Mosso propone dalla fine degli anni Sessanta e nelle rielaborazioni aggiornate di BRH+, che interpreta le strutture-scritture native proponendone nuove applicazioni.
A distanza di 50 anni esatti dalle prime intuizioni sul tema firmate da Mosso, Alfabeta elabora una riflessione sperimentale sul rapporto tra segni visivi – grafemi – e spazio, identificando i caratteri di un linguaggio disegnato per esprimere concetti contemporanei d’impatto.»
- BRH+
ALFABETA
Strutture-Scritture
In principio, per Leonardo Mosso, è la “struttura”: elemento significativo che incorpora e trasmette molteplici contenuti, per lui “la struttura è sistema non oggettuale, significa come misura di segno e di sistema: lineare, superficiale o spaziale, di alfabeto e di tempo.” 1
Soggetto cruciale nel contesto dell’avventura esplorativa che caratterizza una buona parte della sua ricerca creativa e delle sue teorie, la struttura assume per lui il valore di un sistema in rivoluzione permanente, un apparato con potenzialità di trasformazione da cui possono generarsi innumerevoli messaggi.
Come scrive in un pensiero che ha l’intensità di un manifesto delle intenzioni: “Io progetto dei sistemi strutturali semiotici che in sé non sono ancora la forma ma sistemi di generazione, di produzione e trasformazione della forma. […] La progettazione strutturale non anticipa quindi la forma, essa offre unicamente il sistema di generazione di trasformazione e di possibilità, da cui possono derivare infiniti messaggi o scelte anche formali. Propone strutture di possibilità.” 2
Mosso orienta le proprie energie esplorative nella direzione di una ricerca d’ampio raggio: “progetta, dunque, la nostra utopia; ma nel progettare i luoghi del nostro desiderio, l’architettura scopre la radice del suo pensarsi e nei segni della sua costruzione scopre analogie, corrispondenze, con i segni della terra, del mondo, dell’uomo. Scopre cioè la “struttura”, l’essere nascosto dalla realtà che forse custodisce il segreto della vita e della morte. Inizia così un viaggio, un’esplorazione, una ricerca attraverso cui arte e pensiero, realtà e immaginazione, fantasia e scienza si rincorrono, si riflettono, per dare tracciato, architettura, senso e scrittura all’esperienza della nostra contemporaneità.” 3
Il concetto di struttura coincide con quello di un sistema semiologico aperto, di un sistema linguistico – e quindi di formulazione, di espressione – che include gli elementi costruttivi propriamente detti e quelli di giunzione reciproca tra questi, tutti organizzati per rispondere ad una specifica grammatica provvista di una propria sintassi; questo sistema trova una sua modalità di rappresentazione nel dominio delle scritture, dove “(…) raggiunge la sua forma propria e necessaria: che è quella del nome, o del ritmo del nome.” 4
Per Mosso, in sostanza, “la scrittura è un messaggio custodito nel sistema strutturale” 5: la “struttura totale” è una “struttura di informazione”.
Da questa radice teorica fondamentale deriva l’interesse per gli alfabeti e per la definizione di inedite geometrie di identificazione delle singole lettere, che tuttavia resta decisamente separato da qualsiasi fascinazione specifica per il disegno del carattere tipografico.
Gli alfabeti ideati da Mosso sono composti da segni elementari che rappresentano delle unità di informazione al limite della loro ulteriore divisibilità; nascono così, in anni di studio compresi tra il 1969 e il 1972, tre distinti alfabeti a modulazione quadrata, costituiti con un unico grafema o con un numero limitato di grafemi, mediante i quali dare origine ad un ampio – virtualmente infinito – campionario di esperimenti modulari bidimensionali e tridimensionali a forte connotazione visiva.
L’indagine portata avanti da BRH+ matura nel tempo una convergenza significativa con le idee generate dalla poetica di Mosso: avendo un punto d’origine nella centralità del ruolo del “linguaggio”, le assonanze teoriche con alcune delle idee del Maestro raggiungono una sintonia rilevante nel campo della ricerca basata sul concetto di modulo – per noi inteso come “oggetto” progettuale e costruttivo cruciale – e di codice – non dissociabile dalla coordinata azione di decodifica che ricerca e assegna senso e significato.
Alfabeta è un’occasione per esplorare le “multiple integrazioni” – grafico-architettoniche, ma anche analogico-digitali – che caratterizzano le confluenze tra il nostro pensiero e lo straordinario, visionario, universo creativo di Leonardo, che continua ad essere – a distanza di più di vent’anni dal nostro primo incontro – un punto di riferimento e una sorgente inesauribile di ispirazione, professionale e umana.
Razionale-Irrazionale
Gli alfabeti progettati da Mosso abitano ambienti grafico-segnici di pura esattezza: esito del calcolo, sono originati dalle possibilità combinatorie che derivano da un dialogo tra moduli, dalle relazioni tra unità, tra multipli o sottomultipli di una misura, dalle occasioni offerte dalla permutazione tra singoli fattori. La loro radice costruttiva è concretamente razionale, risultante da un disegno geometrico costruito con assoluta precisione matematica.
Nell’elaborazione di BRH+, che raccoglie la preziosa staffetta offerta dal Maestro, il lavoro sulle strutture-scritture è indirizzato a confrontarsi con l’idea di una contaminazione concettuale: lasciando inalterato l’impianto rigorosamente razionale dei tre codici segnici fondamentali, immutata la loro matrice generativa, BRH+ introduce nel dominio di segni degli alfabeti un “tratto visivo” di altra specie, che è libero per definizione – e per convenzione – da qualsiasi vincolo sul piano o nello spazio, indipendente dal reticolo di fondo o dal tracciato generativo di base dei singoli caratteri.
Questi “nuovi” segni si accostano alle scritture e alle loro griglie, sovrapponendosi alle sequenze di lettere in un rapporto di anomala simbiosi compositiva; la loro posizione è casuale, la loro disposizione arbitraria. Li definiamo “engrammi”, come l’ipotetico, omonimo elemento neurobiologico che conserva tracce mnemoniche derivate dall’esperienza o dall’apprendimento; un frammento, una traccia mnestica perennemente in riconfigurazione.
Gli engrammi di Alfabeta sono dei condensatori simbolici: incorporano l’enigma, l’incongruo, il marginale non sondato. Rappresentano l’eccezione; trattengono l’informazione remota – anche se in una dimensione nebulosa, non definita – e contengono, in quota non verificabile, l’atavico che riverbera la sua eco in una specifica atmosfera psichica o culturale. Sono elementi irrazionali, fluttuanti presenze di contrappunto a ciò che è definito dal calcolo esatto.
Spazio Tempo Architettura
Alfabeta è, anche, l’occasione per organizzare un racconto – e un omaggio – relativo ad alcune affinità d’elezione condivise dagli autori del progetto, per isolare e presentare alcune loro preferenze comuni. Come quella per il testo Spazio, tempo ed architettura dello storico e critico dell’architettura svizzero Siegfried Giedion: il volume, sublime classico della storia dell’architettura, introduce elementi di riflessione sulla dimensione psicologica dell’avventura umana nel contesto della Modernità, con l’obiettivo – dichiarato dal suo autore – di proporsi come un’indagine sulla “frattura che esiste nell’uomo contemporaneo fra il pensiero e il sentimento”.
Leonardo Mosso legge il libro nella sua prima edizione italiana del 1953, trovando in quelle pagine l’ispirazione e la motivazione per intraprendere il suo viaggio attraverso l’Europa distrutta del dopoguerra verso lo studio di Alvar Aalto; noi lo scopriamo anni dopo, studiandone i contenuti su una copia edita nel 1975 che eleggiamo tra le letture di formazione più preziose.
Nel contesto di Alfabeta il testo di Giedion diventa un segnale simbolico di convergenza tra due sensibilità, quella del Maestro e quella dei due suoi allievi-estimatori: dalle sue pagine, attraverso un’operazione di meticolosa selezione, abbiamo estratto delle frasi-manifesto dedicate a immaginare un nuovo rapporto tra architettura e società, tra uomo e comunità, con parole che acquistano – anche – una valenza concretamente “politica”.
Le frasi, isolate dal testo d’origine, accrescono la loro vocazione assertiva, moltiplicano la forza mediante la quale si riverberano: sono vettori grafico-fonetici attraverso i quali dichiarare e dichiararsi.
BRH+ impiega queste sequenze di parole per riconoscere, al loro interno, altre concatenazioni significative di lettere, di sillabe, identificando una serie di voci di senso compiuto annidate negli stralci di testo originario, che a loro volta diventano riferimenti per dare forma a suggestioni e nuovi immaginari che si possano sommare a quelli già evocati dalle frasi di partenza; è un vertiginoso processo di nuove associazioni, che abbina altri significanti ad altri significati, esemplificando l’idea di trovare nel linguaggio e nei suoi segni un’inesauribile sorgente: di spazio, di tempo, di architetture in divenire; di futuro.
- Barbara Brondi e Marco Rainò
1 Leonardo Mosso, Struttura e danza, in: catalogo del “Teatro d’Artista” per l’intervento di teatro urbano a Martina Franca, 1980
2 Leonardo Mosso, Strutture e virtualità, in: catalogo dell’esposizione personale alla Galleria 3/a di Torino, 1978
3 Liborio Termine, L’invenzione della meraviglia. Ragionamenti sulla poetica di Leonardo Mosso, Edizioni di Lettera / Istituto Alvar Aalto, 1991
4 Ivi
5 Leonardo Mosso, Struttura e danza, in: catalogo del “Teatro d’Artista” per l’intervento di teatro urbano a Martina Franca, 1980