- i protagonisti del mondo del design rintracciano nel passato un progetto attraverso cui guardare il presente -
Architetto, artista e curatore di arte pubblica. Maurizio Cilli rivolge la propria ricerca verso lo studio dei fenomeni di trasformazione dei territori antropizzati e urbani, sperimentando interventi di interpretazione attraverso i linguaggi espressivi propri del contemporaneo. Tra i fondatori nel 1993 del collettivo Città Svelata, impegnato in progetti rivolti alla qualità dello spazio pubblico. Conduce attività didattiche e workshop sui temi della cultura del progetto, dell’abitare e l’applicazione delle arti civiche come pratiche nei processi di rigenerazione urbana e territoriale.
Non sarà il suicidio delle città
«Sono le 17:04 del 25 aprile 2020, 47° giorno di quasi totale clausura domestica. Forse, mai come prima d’ora, la festa della Liberazione ci ha congiunto, con la densità dei significati del valori inalienabili della Libertà dell’individuo. Tra pochi giorni, esattamente 9, nel nostro Paese, ci lasceremo alle spalle a fatica il ricordo di paesaggi di strade e piazze deserte e ciascuno dovrà misurare su sé stesso il coraggio di correre il rischio di vivere. Segnati da questa dilatazione del tempo, costretti nell’isolamento dei nostri spazi domestici, c’è da augurarsi che il sapore acre di questo monito ci abbia lasciato degli insegnamenti sul futuro delle città. Faremo i primi esercizi di approssimazione verso un Altro Mondo per riguadagnare campo nei nostri luoghi. Flussi più rarefatti e alternati dovranno essere la nuova misura. Si apre una stagione non priva di incognite, un passaggio di stato del tutto inedito: dall’ auto-ritrazione della vita sociale, cercheremo le forme di adattamento verso un graduale, e ci si augura veloce, processo di estroversione negli spazi pubblici. L’augurio per tutti è che questo adattamento non sia privo di sorprese e felici intuizioni. Urgente essere consapevoli di quanto sia decisivo restituire centralità alla forza espressiva dello spazio pubblico. In questa direzione la scelta di segnalare per questa raccolta di suggestioni la Franklin Court di Robert Venturi e Denis Scott Brown a Philadelphia. Intervento realizzato fra il 1973 e il 1976 nel luogo dove Benjamin Franklin, nel 1763, scelse di costruire la propria casa, un ampio cortile al centro di un isolato, accessibile attraverso un vicolo al 316-322 di Market Street. Demolita nel 1812, in seguito ad un intervento di riqualificazione del cortile, a partire dal 1950 il National Park Service iniziò ad acquistare e assemblare i lotti, una successiva campagna di scavi archeologici riportarono alla luce i resti della dimora. Progetto seminale e manifesto di grande apertura teorica, gioca la propria complessità fra memoria filologica e modernità delle forme. Un codice narrativo di grande potenza espressiva ripropone uno spazio/piazza/giardino disegnato sul tracciato preesistente sul quale bianche strutture fantasma evocano la scala delle sagome dei fabbricati perduti della Franklin’s House.»
- Maurizio Cilli