WELCOME TO THE POST-ANALOG CONDITION*

a cura di Think Work Observe

Ed Ruscha, Pay Nothing Until April, 2003

— 01 May, 2020 —
Progetti

- i protagonisti del mondo del design rintracciano nel passato un progetto attraverso cui guardare il presente -

Ed Ruscha, Pay Nothing Until April, 2003, Tate Archive © Ed Ruscha, Creative Commons CC-BY-NC-ND (3.0 Unported)
Ed Ruscha, Pay Nothing Until April, 2003, Tate Archive © Ed Ruscha, Creative Commons CC-BY-NC-ND (3.0 Unported)

Think Work Observe è uno studio indipendente di progettazione grafica con sede a Udine, Italia.

Alberto Moreu e Piero Di Biase sono membri AGI dal 2017. Veronica Adami si aggiunge allo studio nel 2019. Lisa Cadamuro, che ha tradotto i nostri pensieri in queste parole, è copywriter.

«Pay Nothing Until April è un’opera del 2003 di Ed Ruscha, artista concettuale che dagli anni Sessanta riflette sulla cultura popolare e sull’immaginario della società consumista. Cime innevate fanno da sfondo a una frase scritta in un carattere tipografico inventato dallo stesso Ruscha, il Boy Scout Utility Modern. Tra immagine, parole e significato (“Non si paga nulla fino ad aprile”) si crea un corto circuito, lo stesso che caratterizza un buon messaggio pubblicitario. Ma nell’invito, oggi così familiare, ad acquistare qualcosa subito per pagarla poi, la parola diventa slogan, strumento di vendita e falsificazione: la bellezza della natura si fa meta turistica, il tempo un eterno presente all’insegna dell’ottimismo. E proprio questo è il bersaglio di Ruscha, così come di tanta arte che ha usato le parole-slogan per riflettere sulla società del consumo: dalla “Superinduzione al Superconsumo” di Superstudio all’Overdose Storica di Douglas Coupland, passando per gli aforismi di Barbara Kruger (I Shop Therefore I Am).



Coincidenza: anche adesso siamo in aprile. Aprile 2020. La frase è sempre la stessa, ma per chi la legge ora è ancora più ambigua e inquietante. Perché suona come una di quelle pubblicità che ai primi di marzo esortavano tutti ad andare in montagna per approfittare del primo weekend di quarantena, o come il consiglio di un commercialista un po’ cinico che suggerisce di non pagare nulla e nessuno finché non si capisce meglio cosa succede. Un’idea di società miope e individualista, la stessa che critica Ruscha, con in più il disagio di queste settimane di sospensione e ricerca di senso. Forse perché tra i sensi ritrovati – o almeno così speriamo – c’è quello di comunità, ciò che ci accomuna come esseri umani all'interno di un orizzonte collettivo e condiviso.»


- Think Work Observe